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giovedì 12 gennaio 2012



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Che il poeta si sia ispirato ad Alceo non importa; questa concezione della vita e del tempo, giustamente famosa, è legata ad Orazio e alla straordinaria efficacia con cui l’ha espressa.

Carminum I, 11

           1       Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
           2       finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
           3       temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati,
           4       seu plures hiemes, seu tribuit Iuppiter ultimam,
           5       quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
           6       Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
           7       spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
           8       aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.

1.                   Non domandarti – non è giusto saperlo – a me, a te
2.            quale sorte abbian dato gli dèi, e non chiederlo agli astri,
3.            o Leuconoe; al meglio sopporta quel che sarà:
4.            se molti inverni Giove ancor ti conceda
5.            o ultimo questo che contro gli scogli fiacca le onde
6.            del mare Tirreno. Sii saggia, mesci il vino
7.            – breve è la vita – rinuncia a speranze lontane. Parliamo
8.            e fugge il tempo geloso: carpe diem, non pensare a domani.


PERCORSO : " L'ideale della mediocritas"  (fotocopie )
 

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