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venerdì 28 ottobre 2011

Torquato Tasso


Nella seconda metà del Cinquecento la mutata situazione politica e l'avvio della Controriforma determinano un cambiamento del clima culturale italiano.
La perdita dell'autonomia politica spegne la vitalità e il dinamismo delle cortie influisce negativamente sulla vita culturale che in essa si svolge, mentre la crisi economica che comincia a farsi sentire induce i principi a contenere il mecenatismo.Le corti continuano  a essere centri artistici e intellettualima perdono splendore e fervore abdicando al ruolo di propulsione e di innovazione culturale che avevano nel Rinascimento per un atteggiamento sempre più conservatore, teso alla difesa e alla celebrazione del prestigio acquisito nel passato.
Il clima della Controriforma agisce in vario modo sulla cultura.Innanzitutto essa funge da freno , diretto o indiretto, alla creatività e alla ricerca intellettuale, sia per mezzo dei roghi dell'Inquisizione (emblematico è il caso di Giordano Bruno)sia col diffondere un nuovo e inquietante senso del peccato e dei limiti della natura umana. In parte però essa opera da stimolo , proponendo al dibattito intellettuale temi trascurati dalla cultura rinascimentale, come il problema dell'educazione delle masse popolari o quello dei rapporti fra arte e morale. 
In questa situazione e di fronte a tali nuovi problemi la cultura rinascimentale è costretta a una nuova battuta d'arresto e a un ripensamento. Essa non viene accantonata , ma perde gran parte della sua vitalità.E così il dibattito sulla poetica si isterilisce nella precettistica e il classicismo tende a diventare manierismo cioè letteratura che ricalca i modi espressivi del Rinascimento, ma non condivide più il mondo morale che a essi sottostava.
Il secondo Cinquecento appare dunque come un'età di crisi della civiltà rinascimentale. Non mancano tuttavia gli aspetti positivi e le novità anticipatrici di futuri sviluppi.Nascono nuovi generi letterari, acquista importanza crescente il teatro, si consolidano le iniziative editoriali che permettono ai letterati di raggiungere un pubblico più vasto.
Oltre che di crisi è dunque un'età di transizione, ricca di tensioni fra classicismo perdurante e nuovi bisogni espressivi. Di tali tensioni e da tale nuova sensibilità nasce appunto la grande poesia di Torquato Tasso.

Torquato Tasso è con Ariosto, il più grande poeta del Cinquecento italiano.Tuttavia Tasso(1544-1595) appare molto lontano da Ariosto(1474-1533), psicologicamente e poeticamente, anche se pochi decenni separano i due poeti.
Il Tasso è un poeta di transizione tra il Rinascimento e la Controriforma, tra lo splendore delle corti e l'inizio della servitù politica italiana, tra Ariosto e Marino.
Egli non possiede gli strumenti conoscitivi per comprendere la crisi del suo tempo, caratterizzata dal declino della cultura umanistica e rinascimentale, e dall'affermarsi di nuove correnti letterarie, artistiche e religiose (Manierismo, Barocco, Controriforma).
La sua formazione intellettuale e umana si svolge ancora in ambito cortigiano e aristocratico, ma senza la fiducia e l'ottimismo della prima metà del secolo. Il Tasso anzi è molto preso dagli scrupoli di ortodossia religiosa, dalla preoccupazione di adeguarsi alle regole aristoteliche, dalla concezione della letteratura come attività privilegiata di una minoranza libera dalla necessità di lavorare, tendenzialmente contrapposta alle esigenze delle masse popolari. Per il Tasso è la corte il luogo dove s'incontrano gli spiriti eletti, superiori, in un clima di raffinata eleganza, per ottenere fama e gloria.
In realtà il Tasso, che spese tutta la sua vita a ricercare una corte del genere, non la trovò mai, né avrebbe potuto trovarla in quella generale decadenza che caratterizzava gli stati italiani sopravvissuti all'egemonia spagnola in Italia. Il vero problema del Tasso fu quello di non capire il motivo della decadenza delle signorie. Egli si ostinava a pretendere dalle corti quel "gusto della vita" (inteso come godimento della natura, dei sensi, dell'arte, dell'avventura...) ch'esse non erano più in grado di dargli. Gli spagnoli e la Controriforma imponevano un mutamento di mentalità cui il Tasso avrebbe potuto adeguarsi solo con molta fatica.

mercoledì 12 ottobre 2011

ORLANDO FURIOSO

SCHEMA STRUTTURALE DEL PRIMO  CANTO

Partiamo da una considerazione di  Calvino  :« L’Orlando Furioso è un’immensa partita di scacchi che si gioca sulla carta geografica del mondo, una partita smisurata, che si dirama in tante partite simultanee. La carta del mondo è ben più vasta d’una scacchiera, ma su di essa le mosse d’ogni personaggio si susseguono secondo regole fisse come per i pezzi degli scacchi. » I.Calvino-Una enorme scacchiera quindi, con tanti personaggi e intrecci che si sovrappongono.....vediamo di venirne a capo

L'Orlando Furioso è un'opera aperta , nel senso che-come osserva Italo Calvino-è senza principio e senza fine, quasi rifiutasse di iniziare e di terminare. Ma anche senza contare l'inizio e la fine del poema, è un fatto che il mondo ariostesco, in tutte le sue componenti, si muove in uno spazio e in un tempo aperti. La stessa struttura generale del poema è "aperta", in quanto le vicende non si lasciano racchiudere in un tempo e in uno spazio definiti e circoscritti, ma si muovono tra tanti centri narrativi, senza basarsi su punti stabilie senza seguire una trama coerente e lineare. La straordinaria libertà di movimento dei personaggi ariosteschi negli spazi e nei tempi di questo mondo irreale non dà luogo , tuttavia, a un risultato di disordine, di frammentarietà e di anarchia narrativa.
Espressione della libertà inventiva di Ariosto è senza dubbio la sua tecnica narrativa.Spicca , in primo luogo,quella che potrebbe essere definita la tecnica del "DIFFERIRE"le storie. Nell'Orlando Furioso personaggi e vicende si alternano incessantemente  sulla scena: l'autoreinterrompe improvvisamente il racconto di un episodio, spesso proprio nel punto culminante, per creare una pausa o per passare alla narrazione di un'altra vicenda, così da differire il racconto e riprenderlo poi a tempo debito.Questa tecnica può essere detta dell'entrelacement cioè dell'intreccio.
Del resto lo stesso Ariosto paragona il proprio poema a una" gran tela" o ad un arazzo.E' un procedimento di straordinario effetto che che alimenta l'attesa del lettore e ne solletica la curiosità.Perchè tuttavia il lettore non si perda nel mondo della fantasia e venga richiamato alla realtà e alla ragione interviene un'ulteriore risorsa narrativa: di tanto in tanto l'autore si fa avanti in prima persona  e prende la parola per proporre spunti di valutazione legati al buon senso, riportando ad un livello di concreta e plausibile quotidianità il contenuto favoloso della narrazione.
Questi interventi diretti dell'autore confermano in ogni caso la grande importanza del lettore per l'Ariosto.Nelle sue dichiarazioni di poetica, in effetti, è sempre tenuto in considerazione il punto di vista del lettore, le sue attese, le sue esigenze e il suo modo di accostarsi all'opera letteraria.

Il primo canto contiene tutti i temi conduttori in nuce e la molteplicità di caratteristiche del poema.In particolare , pone subito in primo piano il tema della ricerca.Nel canto l'oggetto della ricerca è Angelica, simbolo degli innumerevoli e mutevoli traguardi che tutti i personaggi dell'Orlando Furioso continuamente e vanamente si porranno.L'inchiesta è tema tradizionale della letteratura cavalleresca , con risvolti anche religiosi, che Ariosto rivisita.Le ricerche dei personaggi dell'Orlando furioso sono senza traccia, senza scopo, senza frutto; non hanno un fine prestabilito, non hanno un senso ultimo che non sia lo stesso ricercare.Non a caso la ricerca avviene nella selva, luogo simbolo dell'intricodel caso,dell'errare spaesato dei cavalieri all'inseguimento di qualcuno o qualcosa che sempre sfugge e sempre si trasforma. E' una selva senza strade , senza vie d'uscita, molto diversa da quella da cui ha preso le mosse il viaggio dantesco. La selva di Ariosto è lo spazionè positivo nè negativo di chi erra in circolo senza misura e senza meta, spinto da desideri indefiniti e inappagati, libero di scegliere, ma incapace di fermarsi e di capire. Entrambe le selve sono metafore della vita. 





mercoledì 5 ottobre 2011

Scrittura creativa

Redazione di una lettera 
Immaginate che Machiavelli scriva una lettera al Presidente del Consiglio. L'epistola dovrà contenere  almeno 20 termini o espressioni tratte dall'originale  opera “Il Principe”
e non dovrà superare le tre colonne di metà foglio protocollo.

Rosaria Lo Pò

Alla Cortese attenzione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Oggetto: Crisi economica e rimedi


 Egregio Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,
vi scrivo perché da cittadino italiano attento e meticoloso , mi son reso conto che la nostra Italia non riesce a stare in piedi. La vostra signoria sarà altrettanto preoccupata quanto me e , so per certo che starete facendo tutto il possibile per permettere all’Italia e ai suoi cittadini di riprendersi da questo smarrimento.  Non voglio peccare di presunzione nei vostri confronti , non mi permetterei mai ! Vorrei solo poter contribuire alla salvezza italiana prendendo esempio dalla storia passata , rispolverando insieme a voi i compiti che spettano ai governanti in situazioni simili a questa , quindi ,essendo vostro dovere sapete già cosa sto per dirvi. Di un governante è laudabile mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia , nondimanco si vede per esperienza , ne’ tempi passati quelli governanti avere fatto grandi cose che della fede hanno tenuto poco conto , e che hanno saputo con l’astuzia aggirare i cervelli delli uomini e alla fine hanno superato le difficoltà con l’obiettivo di rendere sereno non solo se stesso , ma l’intero popolo. Sono alcuni decenni che il nostro Paese sta attraversando un periodo economico difficile, principalmente a causa  dell’ingente debito pubblico accumulato  a partire dagli anni settanta-ottanta. Naturalmente, a causa della recente crisi economica mondiale, la situazione si è aggravata. E’ necessario ritrovare lo spirito che nel dopoguerra ci ha condotto alla Ricostruzione e al boom economico, ritrovare la tenacia e la voglia di lavorare duramente; bisogna trovare uno prudente e virtuoso di indurvi forma che facessi onore a lui e bene alla università delli uomini di quella.  Ancora non sono riuscito a individuare la persona che sarà in grado di fare cio’,siete voi forse? La storia ci insegna che nessuna impresa è piu’ iusta né piu’ facile di un’altra, né fu a loro Dio piu’ amico che a voi, se voi sarete caparbio nelle vostre decisioni, con coraggio , astuzia e onesta riuscirete ad emergere. Scendo l’intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso piu’ conveniente andare dietro alla verità effettuale della cosa che alla immaginazione di essa: precarietà, disoccupazione, licenziamenti, famiglie in difficoltà sono ormai un’esperienza quotidiana per milioni di italiani, magari voi non avete di che preoccuparvi  perché crisi o non-crisi occupate sempre il gradino piu’ alto della scala sociale, ma è importante tener conto della pazienza dei cittadini , dei loro bisogni, che passano in primo piano tra i pensieri di chi li governa.Ogni uomo potente vuole entrare a far parte dei libri di storia, per le sue buone azioni , perché è stato astuto , abile nel corso della sua carica;nessuno vorrà essere citato accanto alla parola“pessimo”, per questo è necessario tirar fuori i propri valori, per questo bisogna che egli abbi uno animo disposto a volgersi secondo ch’e venti della fortuna e le variazioni delle cose li comandano e, non partirsi dal bene potendo, ma sapere intrare nel male , necessitato; principe é chi usa metodi riprovevoli a fin di bene comune.Le virtu’ che un governante deve possedere o sembrar di possedere sono,la prudenza,l’essere simulatore e dissimulatore di verità, cercare consigli solo quando è necessario, mantenere la stabilità del potere, essere disponibile ad imitare i grandi del passato. Il potere a volte è un male per gli uomini che si lasciano trasportare dal successo ; manca il senso del dovere , la consapevolezza che si viene eletti  non per ritrovarsi nella copertina di qualche giornale di gossip scandalistico, ma perché il popolo crede, si rispecchia nel nostro personaggio che non puo’ permettersi di perdere la fiducia dei suoi elettori, deve dimostrare di meritare il posto che gli è stato concesso e di essere capace di rappresentare i suoi cittadini degnamente, deve essere invidiato dagli altri capi di governo , deve essere premiato per i suoi meriti. Se tutto questo non avviene , allora si sbaglia in qualcosa e non è facile capire in cosa, perché si è troppo presi dalla fama, dall’autorità e la decisione piu’ semplice sembra la piu’ complicata, questo accade anche perché si è abituati a pensare egoisticamente . L’Italia è stanca; è arrivato il momento di  valorizzare i giovani, le nuove idee,  le nuove tecnologie, tagliare privilegi a politici e professionisti. Ascoltate queste parole , so che per voi non esiste offesa , con il vostro intelletto saprete capire il messaggio e mi auguro che non continuerete a comportarvi in modo apatico a differenza di altri. Non si debba dunque lasciare passare questa occasione , accio’ che la Italia dopo tanto tempo vegga uno suo redentore, che sappia prendere le giuste decisioni e dare sicurezza ai suoi cittadini.

Ringraziando per la cortese attenzione che vorrà accordarmi,
 porgo cordiali saluti.

Niccolo’ Machiavelli
Deborah Scuderi

Signor Presidente dottor Silvio Berlusconi,
da tempo seguo la politica nazionale del nostro Paese.
Tutti gli Italiani deprecano che, all’inizio dell’attuale mandato, quando il suo Governo aveva una maggioranza schiacciante, lei non abbia attuato le riforme promesse. So bene che certi comportamenti di un “Principe”, come venir meno alla parola data è un atto riprovevole e ripugnante moralmente. Tuttavia faccio una distinzione tra giudizio politico e quello morale: i comportamenti “malvagi” secondo la morale, sono “buoni”, cioè efficaci e produttivi in politica, perché assicurano il bene dello Stato, e con esso anche il bene dei cittadini. Invece altri comportamenti che sarebbero “buoni” moralmente, risultano”cattivi” in politica, perché indebolirebbero lo Stato compromettendone la sua sicurezza.
Il mio giudizio etico si regola su due criteri: “l’utile” e il dannoso. Certamente non consiglio la spregiudicatezza dei mezzi all’uomo in genere, anche se indiscriminatamente, in ogni caso : certi comportamenti immorali e crudeli sono adottabili solo dal politico, solo pei il bene dello Stato e solo quando sono necessari. Detto ciò, non voglio giustificare questi comportamenti perché il principio del mio pensiero è il “fine giustifica i mezzi”, cioè solo certi comportamenti, “buoni o cattivi” che siano, sono indispensabili per conquistare e mantenere lo Stato. “ Mancare alla parola “, “mentire e simulare” sono una triste necessità a cui il politico si deve piegare, perché deve fare i conti con la reale natura dell’uomo; sono un comportamento obbligato se vuole perseguire l’utile della comunità
Sostengo, anzi sono sicuro che lei è un “principe”che opera a vantaggio dello Stato e se i suoi metodi sono riprovevoli, lo fa per il bene pubblico; non lo considero un “tiranno”. Un vero principe non è un despota folle, ma un mezzo “al servizio dei suoi sudditi”, in quanto solo così potrà costruire uno Stato “ben ordinato”, pacifico e “sicuro”, che può garantire ai cittadini tranquillità e benessere. In uno Stato debole è necessario un ”principe”che possegga, la “virtù politica” per costituire in Italia uno Stato forte, ben ordinato, con istituzioni, la religione, le leggi e le milizie, che disciplinino il comportamento dei cittadini, garantendo il perseguimento del “bene comune”.
Signor Presidente del Consiglio, colui che le scrive è un uomo rinascimentale, persona pragmatica, il cui pensiero può essere considerato ormai superato; ma valido secondo me, in ogni tempo, perché proprio partire dall’osservazione diretta della realtà, da dati empirici offerti dall’esperienza. “Esperienzia delle cose moderne” e “lezione delle antique”. Studiare il comportamento di un uomo politico attuale o quello di un personaggio antico è la stessa cosa, cambia solo il mezzo della trasmissione dei dati, dell’informazione sui cui lavorare, ma il contenuto è lo stesso. La “virtù” umana deve “riscontrarsi” con i tempi; in certi casi occorre l’astuzia della “volpe”,in altri la “forza del leone”. Signor Presidente sia “duttile, anche se la duttilità quasi mai si trova negli uomini, che non sanno cambiare il loro comportamento secondo le circostanze, perché se hanno sempre avuto buon esito nell’opera in un certo modo, difficilmente ricorrono a moduli diversi; per cui se lei vorrà essere rieletto sia cauto e prudente altrimenti andrà in rovina!
Fiducioso nel leggere questa mia epistola, Le porgo i miei saluti.

Niccolò Machiavelli.

Giuseppe  Samperi
Carissimo presidente del Consiglio  ,
spero che ascolti le opinioni che vorrei esprimerLe in questo momento delicato che l’Italia sta attraversando dal punto di vista finanziario, politico e civile e per questo, le chiedo gentilmente, di leggere questa lettera a lei indirizzata da Niccolò Machiavelli. Capisco che lei stia facendo il possibile in questo momento per arginare la crisi  ,grazie anche  alla sua astuzia, ma non credo sia sufficiente, un uomo non deve mai arretrare di fronte all’estrema conseguenza, anche quelle che possono apparire più ripugnanti alla coscienza comune. Il presidente del consiglio deve far sì che il popolo conosca la realtà effettuale  e non che  sia immerso in una realtà vista come un’astratta illusione, perché come sa bene in Italia, ci sono molti problemi seri ,ad esempio, la disoccupazione giovanile , la mancanza di fondi per la ricerca e l’istruzione, difficoltà nelle famiglie e questi sono problemi che un uomo di valore come lei non può ignorare anche se non la toccano in prima persona . Per il principe è necessario essere tanto prudente che sappi fuggire l’infamia di quelli vizi che li torrebbano lo stato ,infatti, come lei ben sa nel nostro stato esistono persone che cercano di creare discredito e odio verso  il suo avversario politico invece di trovare un punto d’intesa tra le opposizioni  e così risolvere molti dei problemi   attuali . Di un governante è laudabile mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia , nondimanco si vede per esperienza , ne’ tempi passati quelli governanti avere fatto grandi cose che della fede hanno tenuto poco conto , e che hanno saputo con l’astuzia aggirare i cervelli delli uomini e alla fine hanno superato le difficoltà con l’obiettivo di rendere sereno non solo se stesso , ma l’intero popolo. Bisogna trovare uno prudente e virtuoso ,cioè una persona accorta, intelligente, abile ed energica come d’altro è lei egregio Presidente , persona che con la sua esperienza ha salvato l’Italia in momenti duri ed aspri , ma che ora forse anche colpa degl’anni e delle sue idee ecocentriche non riesce più a risolvere i problemi in modo ottimale. Diciamolo, in questi ultimi dieci anni lei non è stato in grado di risanare le casse dello Stato anzi ,le ha depauperate ulteriormente ,questo anche per un sistema economico e finanziario non efficiente, quindi è arrivato il momento di portare al potere una nuova  figura politica che sappia rimpiazzarlo a dovere e che abbia nuovi stimoli per far ricrescere l’Italia e soprattutto valorizzare i giovani che rappresentano il futuro dell’Italia. Credo ancora che sia felice il principe che riscontra el modo del procedere suo con le qualità de’tempi, e similmente sia infelice quello che con il procedere suo si discordono e tempi. Le virtù che un governante deve possedere o sembrare di possedere sono: la prudenza,l’essere simulatore e dissimulatore di verità, cercare consigli solo quando è necessario, mantenere la stabilità del potere, essere disponibile ad imitare i grandi del passato. Principe è chi usa metodi riprovevoli a fin di bene comune e non chi favorisce una classe aristocratica già ricca cui lei appartiene, quindi spero che in futuro ci sia uniformità tra le classi sociali dove i ricchi aiuteranno i meno abbienti, creando dei posti di lavoro sicuri  e creando delle leggi  costituzionali che riducano drasticamente le tasse dei cittadini . Il principe deve adunque sapere come sono dua generazioni di combattere : l’uno con le leggi ,l’altro con la forza. Quel primo è proprio dello uomo, quel secondo è delle bestie : ma perché il primo molte volte non basta ,conviene ricorrere al secondo. Un principe deve avere gran cura che non li esca mai di bocca una cosa sbagliata, e paia ,a vederlo e udirlo ,tutto pietà ,tutto fede, tutto integrità,tutto umanità,tutto religione ,cosa che a lei Signor Presidente,Lei non riesce molto bene perché non sa adeguare le parole ,( a volte pesanti nei confronti di categorie di persone) , al momento giusto . Sono arrivato alla fine della mia lettera , vorrei porle le mie scuse se le ho sottratto del tempo ,ma ho scritto perché volevo esporle le mie considerazioni e sicuramente, da uomo intelligente quale lei è, capirà e spero anche che accetti le mie parole come consiglio e non soltanto come critica . Vorrei concludere citando le parole di Petrarca uomo a me caro: “virtù contro a furore prenderà l’arme ; e fia el combatter corto, che l’antico valore nell’italici cor non è ancora morto “, quindi noi italiani guidati da lei o meglio da un uomo che sappia governare in modo efficiente dobbiamo far di tutto per rialzare  le sorti della nostra nazione , noi dobbiamo ritrovare l’antico valore degl’italici , valore che nel periodo dell’impero romano e arrivando fino al risorgimento ci ha portato ad essere riconosciuti come popolo produttivo , attivo ,energico e d’esempio verso le altre potenze europee .

la ringranzio per l’ATTENZIONE  E prenda in considerazione le mie parole.
cordiali saluti
da niccolò machiavelli


LIZZIO DAVIDE 

                                    CON RISPETTO E STIMA AL CAVALIER ON SILVIO BERLUSCONI 
OGGETTO: CRISI ECONOMICO-POLITICA 

Egregio signor presidente del consiglio dei ministri 
Mi permetto umilmente di scrivervi questa lettera, per porvi le mie idee da letterato qual io son e da profondo conoscitore di tutti i sistemi politico – burocratici. Analizzando insieme alla signoria vostra i problemi attuali, che sono più che evidenti, quali: la scorretta bipolarizzazione politica, tra destra e sinistra, perchè invece dovrebbe essere un conspicuo aiuto da ambedue le parti per un risultato di coerente e attivo di governo; la crisi economica che ancor più ci sta prosciugando fin al profondo, non permettendoci neanche la necessaria sussistenza; in fine a conclusione di tutto ciò, proprio l’inpossibilità di riprendere le redini di questa situazione ormai paragonabile a una rupe liscia senza possibilità di agrapparsi e salire. Per questo che io mi sto rivolgendo a voi, perchè vi considero una personalità molto forte e l’unica che può attuare la modalità di governo che le stò per proporre, e che cambierebbe radicalmente e definitivamente la situazione italiana odierna.Ora per poter meglio esporre e far capire il concetto, bisogna alzarsi a livelli molto alti, quali potrebbero essere quelli di un principe, che ha la possibilità di un potere vasto, sciolto da qualsiasi vincolo, e che abbia forza e convinzione mentale, ma soprattuto che sappia  qualora serva essere un gran simulatore, cioè in grato di far apparire in lui anche qualità che possibilmente nn vi possiede. Infatti, Quanto sia laudabile in uno principe mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia, ciascuno lo intende: [Interruzione automatica]non di manco si vede, per esperienzia ne' nostri tempi, quelli principi avere fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto, e che hanno saputo con l'astuzia aggirare e' cervelli delli uomini; et alla fine hanno superato quelli che si sono fondati in sulla lealtà. Dovete adunque sapere come sono dua generazione di combattere: l'uno con le leggi, l'altro con la forza: quel primo è proprio dello uomo, quel secondo delle bestie: ma, perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo. Per tanto a uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e lo uomo. Questa parte è suta insegnata a' principi copertamente dalli antichi scrittori; li quali scrivono come Achille, e molti altri di quelli principi antichi, furono dati a nutrire a Chirone centauro, che sotto la sua disciplina li custodissi. Il che non vuol dire altro, avere per precettore uno mezzo bestia e mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe sapere usare l'una e l'altra natura; e l'una sanza l'altra non è durabile. Sendo adunque, uno principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe e il lione; perché il lione non si defende da' lacci, la golpe non si difende da' lupi. Bisogna, adunque, essere golpe a conoscere e' lacci, e lione a sbigottire e' lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano. Non può per tanto uno signore prudente, né debbe, osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E, se li uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma perché sono tristi, e non la osservarebbano a te, tu etiam non l'hai ad osservare a loroinosservanzia.  
 Con queste parole onorevolissimo, che ho voluto dedicarvi, riassumendo , volevo farmi capire l’importanza per un principe che sappia usar sia la bestia che l’uomo, cioè che il principe deve sappia impiegare le doti razionali, che lo caratterizzano specificatamente come uomo, ma che - nello stesso tempo - non deve rinunciare ad assumere comportamenti istintivi, profondamente connaturati al comportamento proprio degli animali.  
Di tutto ciò se ne propongono di principali vati, gli animali , che con la loro nascosta saggezza e diverisità sono esempi principali da seguire, come il leone che simboleggia la forza o la volpe la quale la giustizia.Quindi in essa ( natura ) quale apparentemente semplice ma in realta molto complessa, se ne po porre il modello principale da seguire e da cui prendere un giusto insegnamento, basato anche su logiche concrete d’azione.Ora carissimo signor presidente capisco che i periodi possono essere leggerente cambiati, ma i principi su cui si basa tutto il sistema restano sembre gli stessi, e quindi le virtu e le capacita, che siano di un principe o di un presidente all’altezza come lei che si pongono come motori per uscire dalla odierna crisi , come mezzi come in precedenza da me spiegatemi di ugaglianza tra forza e intelligenza , non tramonteranno mai. 
E Con questo, onorevolissimo cavalier ,Silvio Berlusconi , vi pongo i miei più cordiali saluti ringraziandola di avermi concesso attenzione . 
Niccolò Machiavelli