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venerdì 15 aprile 2011

Una vita alla ricerca del "nido"


PASCOLI E' UNO DI QUEI POETI CHE HANNO RIVERSATO INTERA LA PROPRIA AUTOBIOGRAFIA NELLA POESIA. 

Pascoli incarna la tendenza intimistica del Decadentismo in Italia per la sua personalità schiva e riservata , per la sua vita consacrata esclusivamente alla letteratura e agli affetti familiari, per le tematiche predilette dalla sua poesia. La figura di Pascoli sembra costituire un'antitesi al tipo di intellettuale inquieto e trasgressivo,artista maledetto, dandy o eroe decadente che domina in questo periodo. Tuttavia , entrambi gli atteggiamenti nascono da un fondo comune, e cioè dal disagio nei confronti della cultura e della società del proprio tempo.
In Pascoli, in particolare, si rispecchia la crisi della cultura positivistica, della quale egli non condivide l'ottimistica fiducia nella scienza e nel progresso,e alla quale contrappone una concezione del mondo come mistero e della vita come dolore.
La scienza infatti ha deluso ,perchè :
  • è riuscita a spiegare solo una parte  insignificante della realtà, quella materiale, mentre ci sfugge il senso ultimo della vita , del mondo e dell'intero universo;
  • non ha saputo dare una risposta al problema fondamentale per ciascun individuo, quello del dolore e della morte, che incombe come destino tragico ed inesplicabile su tutti gli uomini.
PASCOLI
Il soggiorno a Messina

IL FANCIULLINO (testo)

Nel 1987 Pascoli pubblicò sulla rivista "Marzocco" un saggio sulla poesia, "Il fanciullino", che fu poi ampliato e incluso nel volume Miei pensieri di varia umanità(1903), quindi in Pensieri e discorsi(1907). Il saggio,  diviso in venti brevi capitoli, si presenta come un testo di riflessione teorica: non c'è un'esposizione ordinata e coerente, le idee si aggregano, si disperdono, raffiorano in un tessuto argomentativo discontinuo.
Il titolo deriva da un passo delFedone” di Platone: Cebes Tebano, pensando alla morte di Socrate che stava per bere la cicuta, si mette a piangere. Socrate lo rimprovera per quel pianto e Cebes si scusa dicendo che non è lui che piange ma il fanciullino che è in lui. Il punto di partenza della riflessione del Pascoli è l’idea della presenza della morte nella vita dell’uomo. L’unica consolazione è la poesia che permette di partecipare alla vita. Il poeta in un certo senso sottrae le cose al destino di vanificazione e le restituisce alla vita. Se tutto nella storia si dissolve la poesia è in grado di percepire la vita segreta delle cose e in un certo senso riportarle alla vita. Il poeta ha quindi il compito di sottrarre quanto più può alla morte e la poesia è un dono sacro.

All’incirca negli stessi anni in cui D’Annunzio ha elaborato il mito del «superuomo», Pascoli, nelle celebri pagine del "Fanciullino" (1897), ha teorizzato la sua poetica, intimamente connessa al Decadentismo. 
 
La figura del fanciullino assume un doppio significato simbolico:
  • è il simbolo di quei margini di purezza, innocenza e candore che sopravvivono nell'uomo adulto;
  • è l'emblema della poesia, delle potenzialità latenti di scrittura poetica presenti nel fondo dell'animo umano.
La poesia infatti per Pascoli è tale solo quando riesce a parlare con la voce del "fanciullino", quando interpreta il mondo scevra dalle convinzioni e dalla razionalità tipica dell'età adulta.
  • parla attraverso i nostri sogni ed è metafora dell'inconscio, di quella parte della psiche umana che si sottrae a ogni tentativo di soffocamento;
  • parla alle bestie, agli alberi,ai sassi,alle nuvole , alle stelle;
  • rimane piccolo anche quando "noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia sempre il suo tinnulo squillo come il campanello" ;
  • "piange e ride senza perchè di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione";
  • "popola l'ombra di fantasmi e il cielo di dei";
  • guarda a tutte le cose con stupore, meraviglia(nuovo e bello sono i suoi aggettivi tipici);
  • non coglie i rapporti logici di  causa -effetto esistenti tra le cose;
  • scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose;
  • riempie ogni oggetto della propria immaginazionee dei propri ricordi, trasformandolo in un simbolo;
  • rimpicciolisce per poter vedere e ingrandisce per poter ammirare;
  • sonda il mistero.
 IL SIMBOLISMO
A proposito del simbolismo di Pascoli è stato osservato che"il poeta ha il compito di condurre l'ignoto termine sperimentale all'immagine nota,o, viceversa,è l'assidua ricerca di una seconda immagine pregnante e illustrativa da mettere in relazione con un'altra interiore già data".
La poesia quindi dovrà essere :
spontanea e intuitiva;
capace di scoprire il valore simbolico di quei dettagli delle umili cose che ci crcondano, che non riusciamo a cogliere razionalmente;
in grado di stimolare la capcità immaginativa e fantastica del lettore.
Pascoli elabora "una poetica d'un Decadentismo italiano incentrato in un senso immediato delle cose, la cui evoluzione lirica suggerisce cose, sfumature di cose, ma non i mondi dell'inconoscibile, del misterioso, che restano un limite , una aspirazione, non una conquista."( Binni)

Nido

Il nido è una metafora ricorrente nell'opera di Pascoli. È dimora degli uccelli e nido familiare che offre rifugio, protezione dalla realtà esterna. È un luogo di conforto, rifugio "rozzo di fuori, radiche e stecchi", ma dentro tiepido e sicuro. Si diffida di ciò che è fuori dal nido (esemplare è il racconto dell'uccisione del padre in X AGOSTO"Ritornava una rondine al tetto"), quindi anche dei rapporti sociali ed erotici. "L'evento traumatico - la violenza - avviene nello spazio aperto e negativo del mondo." (Angelo Marchese, Introduzione alla semiotica della letteratura, SEI, 1981, p. 281)
Il simbolo esprime un legame strenuo con la famiglia, la difesa accanita di un piccolo mondo di affetti, di memorie sempre ravvivate e di esperienze. La famiglia è composta dai vivi e dai morti, che continuano ad esistere, consigliare, redarguire.

Il nido è al centro di una costellazione di simboli che comprende tra l'altro:
1. la casa,
2. la culla,
3. la siepe. La siepe recinge il podere che con i suoi frutti garantisce ai contadini una vita semplice e felice, pur se povera e faticosa, lontano dagli affanni della città. Particolarmente nei Poemetti, Pascoli si sforza di costruire un "idillio georgico".
4. il muro,
5. la nebbia (in quanto questa delimita una zona chiusa e sicura).
Anche la campagna, generalmente rappresentata con toni idillici nelle sue liturgie stagionali di lavoro e riposo è proiezione del nido.

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