Siamo su Dienneti

lunedì 24 gennaio 2011

Rosso Malpelo - Un film di Pasquale Scimeca

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Spesso i pregiudizi sono fonte di cattiva valutazione della realtà il personaggio del racconto,non aveva nulla a che vedere con quello che è considerato dalla credenza popolare. Anzi è una forte testimonianza di come la vita sia Rosso Malpelo per tutti gli esseri umani che si trovano in condizioni precarie. La solitudine e la sofferenza sono le uniche cose che lo accompagnano nel cammino della sua vita. Nel racconto di Verga, dove persino la natura e le cose mostrano un volto ostile, il lavoro assume, per le classi inferiori, una sorte di condanna che si tramanda di padre in figlio. E una testimonianza attuale ci sono tanti rosso malpelo. Sono gli istinti elementari a muovere gli esseri viventi e fra loro vigono rapporti ispirati al semplice utilitarismo ,alla strumentazione altri.
abraxasa


________________________________________

angela ha detto...

Il film ha concentrato l’attenzione su “i giovani di questo Sud senza prospettive, ma anche gli immigrati che sbarcano qui da un Sud ancora più profondo”,lo ha detto il regista in un’intervista a La Repubblica. La chiave scelta è quindi “non di tipo verista, ma metaforico, tragico. La storia di una famiglia attuale di pescatori che si trova a vivere una condizione difficile”.

La pellicola è stata raccontata attraverso il punto di vista dei ragazzi della famiglia che cercano di uscire dalla propria condizione, scontrandosi in primo luogo col destino, poi con una società che vuole i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E poi con la loro incapacità di affrontare la vita, ha raccontato Scimeca.

Bianca 2007 ha detto...

TESTIMONIANZA AFFINCHE' SI RICORDI L'UOMO NEI SUOI DUE OPPOSTI.GIUSEPPE SELMI.














IL MIO CONCERTO SPIRITUALE NATO IN UN "CASTELLO DI LEGNO".

Fu dunque nell'ottobre 1943,in una baracca del campo di concentramento di Tàrnopol (tra Kiev e Varsavia) che in una mattina sulle cinque,dopo aver dormicchiato alla meglio,quasi in una specie di delirio febbrile (causato anche dal vivere di quel momento e in quell'ambiente sempre così ossessivo e allucinante) l'autore si svegliò con la netta sensazione di avere come "suonato e udito" fino a pochi istanti prima un curioso ed aureo concerto in una specie di sonoro ed aureo sogno.
Nella mente era ancora ben viva la "panoramica generale" del Concerto che si svolgeva in un esauribile cantare del violoncello,intercalato da belle Cadenze e con impasti sonori dolcissimi,diremmo celestiali.
Nella eccitazione particolare di quel momento,primo pensiero dell'autore,fu di poter fissare almeno un qualcosa di tanto bel Concerto.Ma la mente umana non è purtroppo come una macchina fotografica! Puruttavia l'autore teneva con sè,sotto il proprio "castello di legno" (giaciglio) una piccola valigetta con dentro la "sua vita" (perzzetti di carta anche la più strana e mozziconi di matite con cui fissare note e notine di temi musicali,di abbozzi di studii e pezzi; il tutto come in un allucinante lavoro giornaliero per non far morire d'inedia anche la mente e lo spirito).
E così,nel semibuio di quella baracca,a quell'ora ancora "addormentata",più scrivendo a lettere che non a note musicali,l'autore fissò per appunti la "costruzione sonorta" il più verosimilmente vicina a quella "udita" poco prima.
Naturalmente il lavoro fu rifinito in tutte note musicali nei giorni e mesi che seguirono (trascrivendolo in più copie in minuscoli libriccini per paura che fogli più grandi fossero poi requisiti nelle varie perquisizioni che avvenivano durante i trasferimenti da un campo di concentramento all'altro).
Ma poco prima del S.Natale 1943 il "Concerto" (divenuto Spirituale in relazione alla sua nasciyta,ai suoi temi e al suo svolgersi) era giù fissato nelle sue linee generali.
La foto sopra a sinistra riproduce uno dei libriccini (contenuto in una mano per dimostrarne la piccola dimensione) dove appunto fu fissato tutto il "Concerto Spirituale".Nel disegno in basso
l'ambiente dove è nato il "Concerto Spirituale"; una baracca con i famosi "castelli".Giuseppe Selmi