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lunedì 15 novembre 2010

(Saggio breve ) Il distacco nell'esperienza ricorrente dell'esistenza umana:senso di perdita e di straniamento, fruttuoso percorso di crescita personale

                                          Salvà Antonella

"Non sono gli uomini a dominare la sorte, ma è la sorte a dominare gli uomini". 
Destinazione editoriale: Prospektiva

La vita di ogni uomo è segnata dall'inevitabilità del distacco. Fin dalla nascita, quando un bambino inizia a respirare, si avvicina impercettibilmente ma inesorabilmente al momento in cui dovrà sospendere tale atto istintivo; ma prova paura per questo? No, perché non ne ha consapevolezza. L'esperienza insegna a dar nome agli eventi e alle sensazioni, e la componente della nostra esistenza che si accompagna alla paura è il cambiamento.
Per accettare la novità è tuttavia necessario abbandonare qualcosa, o quanto meno metterlo in discussione. Ho scritto che siamo noi a dar nome agli eventi: ogni esperienza è intrisa della soggettività più assoluta, benché la percezione sia condizionata da convenzioni collettive e cultura individuale; quello che per un individuo può essere letto come fallimento per un altro potrebbe risultare un'opportunità.
Il cambiamento assume anche peso differente in base all'ambito in cui avviene e alla saldezza dei legami, delle certezze precedenti. Per esempio, se si assiste alla morte di un fratello o di un amico particolarmente caro, ogni parola pare vana poiché le ceneri sono mute, come commenta Catullo nel fare offerte propiziatorie presso la tomba fraterna, dolente dono a dei che privano delle persone più care. Esiste poi un legame col conosciuto e protettivo, cui si contrappone l'ignoto, l'oscuro, il maligno. La "diritta via" dell'Inferno dantesco viene perduta per il peccato di Dante, ma il distacco dal mondo dei vivi è mitigato dalla presenza di una guida, Virgilio. Catullo vede nella morte la solitudine e la fine, mentre Dante, quale cristiano, confida in Dio e nella giustizia celeste, tanto che al termine del suo viaggio di vivo tra i morti tornerà per raccontare la sua storia. La pena per il distacco si stempera ulteriormente nei Promessi Sposi di Manzoni che, alla partenza di Lucia dal suo paese, commenta che Dio "non turba mai la gioia de' suoi figli se non per preparne loro una più certa e più grande". Il distacco è dunque reso sopportabile dalla fede in un miglioramento. Ma ha oggi ancora un senso leggere tali autori? Ripercorrere quasi per una catarsi le sofferenze degli artisti o dei loro personaggi? Bach conclude i suoi componimenti con un accordo maggiore, esplosione pacata di stabilità e perfezione, dopo fughe e intrecci vorticanti nella loro simmetria; ma i compositori contemporanei? Dissonanze, variazioni, cambi di tonalità disarmonici, sospensioni improvvise... Oggi il disagio derivante dal distacco viene psicanalizzato attraverso un "fai-da-te" ormai consolidato nell'opinione comune. Spesso si evitano separazioni improvvise ai propri figlia o ci si preoccupa della rapidità dei cambiamenti nell'attualità, per timore di ripercussioni sulla loro (in ogni modo per me dubbia) stabilità. Ai giorni nostri la realtà è caratterizzata da un continuo vorticare: bisogna essere veloci e mobili, elastici. La tradizione è troppo rigida per le nuove esigenze. Nel giro di pochi decenni è cambiata l'immagine di famiglia (basti considerare il numero di separazioni), il concetto di religione (che diventa sempre più accomodante e flessibile), l'idea di comunicazione e conoscenza (si frequentano molte persone ma superficialmente).
                      CONCETTA RUSSO

Titolo: La vita come un continuo distacco
destinazione editoriale: giornalino d'istituto


Il distacco è concepito dall'uomo come un senso di perdita e di straniamento che nasce nel profondo dell'animo. E' un tema molto ricorrente nella vita dell'uomo; infatti la vita di ogni individuo inizia proprio con un distacco, che è dovuto al taglio del cordone ombellicale che ci lega alla nostra mamma. Ogni distacco incide nei processi di crescita dell'individuo.
Come dice la scrittrice brasiliana Christiana de Caldas Brito "Siamo tutti migranti quando lasciamo i vecchi schemi e le vecchie abitudini per aprirci a nuove circostanze di vita". Molte volte nella vita occorre abbandonare, anche solo per un periodo, la propria terra natia. Come si può notare nel capitolo VIII dei Promessi Sposi "Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!...Addio, casa natia…” e nel romanzo di G. Schellotto Distacchi e altri addii “E poi c’era la nostalgia, che non voleva sbiadire. E la retorica, che la sobillava.” il distacco dalla terra natia è collegato ad un senso di tristezza, perchè abbandonando i luoghi familiari si abbandonano anche le certezze da essi derivanti. Però nello stesso tempo è un modo di crescita e di formazione. Il distacco dai genitori e dagli affetti familiari in genere si rivela come il momento di separazione tra la fase infantile e la fase matura di ogni uomo.
In Ugo Foscolo la delusione sociale lo porta ad un distacco e rifiuto della società che si può notare soprattutto nelle Ultime Lettere di Jacopo Ortis dove il protagonista profugo dalla sua terra dopo la delusione politica si ritira sui Colli Euganei e scrive una lettera all'amico Lorenzo Alderani “Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia.” Ormai il protagonista ha perso le speranze sia quella del rinnovamento politico in Italia, ma anche quella di conquistare Teresa, la donna da lui amata, che era già promessa sposa di un altro.
Ogni ostacolo che troviamo nel percorso della nostra vita ci aiuta a crescere. Nella vita non giungiamo mai ad una vera e propria destinazione perchè ogni giorno c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Alla fine la vita dell'uomo finisce con un distacco dalla vita terrena, cioè la morte.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Titolo: La vita come un continuo distacco
destinazione editoriale: giornalino d'istituto
Il distacco è concepito dall'uomo come un senso di perdita e di straniamento che nasce nel profondo dell'animo. E' un tema molto ricorrente nella vita dell'uomo; infatti la vita di ogni individuo inizia proprio con un distacco, che è dovuto al taglio del cordone ombellicale che ci lega alla nostra mamma. Ogni distacco incide nei processi di crescita dell'individuo.
Come dice la scrittrice brasiliana Christiana de Caldas Brito "Siamo tutti migranti quando lasciamo i vecchi schemi e le vecchie abitudini per aprirci a nuove circostanze di vita". Molte volte nella vita occorre abbandonare, anche solo per un periodo, la propria terra natia. Come si può notare nel capitolo VIII dei Promessi Sposi "Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!...Addio, casa natia…” e nel romanzo di G. Schellotto Distacchi e altri addii “E poi c’era la nostalgia, che non voleva sbiadire. E la retorica, che la sobillava.” il distacco dalla terra natia è collegato ad un senso di tristezza, perchè abbandonando i luoghi familiari si abbandonano anche le certezze da essi derivanti. Però nello stesso tempo è un modo di crescita e di formazione. Il distacco dai genitori e dagli affetti familiari in genere si rivela come il momento di separazione tra la fase infantile e la fase matura di ogni uomo.
In Ugo Foscolo la delusione sociale lo porta ad un distacco e rifiuto della società che si può notare soprattutto nelle Ultime Lettere di Jacopo Ortis dove il protagonista profugo dalla sua terra dopo la delusione politica si ritira sui Colli Euganei e scrive una lettera all'amico Lorenzo Alderani “Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia.” Ormai il protagonista ha perso le speranze sia quella del rinnovamento politico in Italia, ma anche quella di conquistare Teresa, la donna da lui amata, che era già promessa sposa di un altro.
Ogni ostacolo che troviamo nel percorso della nostra vita ci aiuta a crescere. Nella vita non giungiamo mai ad una vera e propria destinazione perchè ogni giorno c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Alla fine la vita dell'uomo finisce con un distacco dalla vita terrena, cioè la morte.

Concetta Russo

Anonimo ha detto...

Antonella Salvà
Sera prof.essa
Questa è la parte che conclude il saggio.
Se un tempo la leva militare era un passaggio alla vita adulta per i ragazzi, o il lavoro inculcava un'umiltà e una disponibilità produttive, ora, in Italia, quanti ragazzi restano coi genitori fino ai 30 anni? Quanti studiano rimandando l'impatto con una realtà ostile?
I bambini sono lo specchio della nostra società: spesso maleducati, aggressivi, paurosi, pigri, arroganti, protetti. Viene spesso negata loro la possibilità di crescere attraverso la sofferenza e tramite il distacco. I topoi letterari come la discesa agli Inferi per riemergere più maturi, lo smarrimento nel bosco per raggiungere infine la radura, l'orfano che si distingue solo per le sue qualità sono visti come favole, lontane da noi. Il distacco non viene tollerato con facilità, perché vi siamo meno abituati.
Il rischio è di estraniarsi dalla realtà per poterla sopportare meglio o addirittura negarla (si pensi al successo di realtà virtuali come "Second Life"), me rimuovendo l'inevitabile smarrimento ci si priva della possibile reazione costruttiva e formativa.