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martedì 18 maggio 2010

CANTIERE DI SCRITTURA XXX CANTO- PURGATORIO

CONCETTA RUSSO

1) Dante appena vede Beatrice sente nel suo cuore lo stesso sentimento che aveva provato al tempo del suo primo incotro con lei, quando egli aveva appena nove anni. E così mentre cerca di rivolgersi verso Virgilio per confidargli la sua emozione si accorge che egli lo ha abbandonato.
2) Beatrice chiede a Dante come mai si sia deciso a salire il monte e come mai abbia cercato altrove la felicità, pur sapendo che solo lì, nel paradiso terrestre, l’uomo può essere felice. Dante abbassa gli occhi e a posto suo rispondono gli angeli intonando un salmo. Beatrice rivolgendosi agli angeli muove a Dante l’accusa di essersi lasciato traviare nella sua giovinezza e di essersi abbandonato al peccato, pur essendo dotato di una felice disposizione al bene.
3) I ventiquattro seniori rappresentano la verità presente nei ventiquattro libri del Vecchio Testamento; essi si rivolgono al carro che simboleggia la Chiesa, invece il grifone simboleggia Cristo. Uno dei seniori si rivolge per tre volte a Beatrice con l’invocazione “veni, sponsa, de Libano” cioè “ vieni, sposa, dal Libano”. È un verso tratto dal Cantico dei Cantici.
4) Le similitudini presenti sono: vv79-80 l’atteggiamento duro di Beatrice nei confronti di Dante caduto nel peccato è paragonato a quello di una madre che nasconde il suo affetto, rimproverando il figlio; vv 85-90 al canto degli angeli, il gelo del cuore del poeta si sciolse come la neve si scioglie al soffiare dei venti del sud.
5) L’apparizione di Beatrice ricorda il ritorno di Cristo nel giorno del Giudizio universale.

ANTONELLA SALVA'

Sera prof.ssa,
Mentre tutti i personaggi del corteo si volgono verso il carro, uno dei ventiquattro seniori ripete per tre volte, cantando, le parole « Veni, sponsa de Libano », subito seguito da tutti gli altri: è invocata, in questo momento, la presenza di Beatrice. Immediatamente dopo compare sul carro un gruppo di angeli, che pronuncian le parole: « Benedictus qui venis! » e gettano ovunque fiori, dicendo: « Manibus, oh, date lilia plenis! » . All'improvviso, in mezzo a questa nuvola di fiori, vestita di rosso, coperta di un manto verde, con il capo circondato da un velo bianco, che è sostenuto da una ghirlanda di ulivo, appare Beatrice. Davanti a lei, benché siano passati dieci anni dalla sua morte Dante sente, con la stessa intensità di un tempo, la forza dell'amore. Per rivelare questo momento di smarrimento si volge verso Virgilio, accorgendosi solo ora che il maestro lo ha lasciato: nessuna bellezza del paradiso terrestre può allora impedire al Poeta di dare libero sfogo al suo dolore attraverso il pianto. Ma Beatrice lo richiama, lo esorta a conservare le sue lagrime per una sofferenza più profonda, che fra poco egli proverà. L'atteggiamento della donna è fiero e regale, e le sue parole severe provocano nel pellegrino un penoso senso di vergogna e di abbattimento, dal quale sembra riscuotersi allorché gli angeli intervengono in suo aiuto di fronte a Beatrice. Ma ella dichiara che il dolore del pentimento deve essere pari alla gravità delle pene commesse, poiché - continua - Dante, pur essendo dotato di ogni più felice disposizione al bene, si lasciò traviare nella sua giovinezza, abbandonandosi al peccato. Infatti, finché visse Beatrice, la presenza della donna amata gli fu guida sufficiente sulla strada del bene, ma dopo la sua morte egli si incamminò per via non vera e a nulla valsero i tentativi da lei compiuti per ricondurlo sul retto cammino. L'unico rimedio efficace consisteva nell'ispirargli orrore per il peccato, mostrandogli tutte le brutture e le sofferenze dell'inferno: per questo Beatrice stessa discese nel limbo per chiedere l'aiuto di Virgilio in questa impresa.
Infine voglio sottolineare come l'incontro di Beatrice con Dante è introdotto da un ricco svolgimento per metafore e similitudini: quella che si incentra su una nuova considerazione del bello arnese, analiticamente descritto nel canto precedente, quella che prospetta in una luce di gloria, dalla quale ogni angoscia per la sentenza divina è assente, la risurrezione dei corpi, quella, distesa in modulazioni di più agevole pittura, nella quale è riproposto il cromatismo simbolico della processione della Chiesa, e che istituisce un parallelismo fra temperanza di vapori e nuvola di fiori, adombrante un analogo parallelismo fra il sole e la donna che sta per apparire. L'incontro nell'Eden fra il Poeta e la donna da lui amata in gioventù ha la solennità di una rivelazione con Beatrice, infatti, un piano di significati e mete superiori a quelli che la ragione poteva comprendere o anche soltanto intravvedere, è destinato a svelarsi all'anima peregrinante.

MANILA TROVATO

1)Il canto riprende la descrizione della processione già iniziata nel canto precednete. quando il carro arriva davanti a Dante, la processione si ferma a causa di un tuono, che è chiaramente un segnale divino. uno dei seniori (vecchi) invoca Beatrice, che appare in una nuola di fiori vestita di bianco, rosso e verde,colori che simboleggiano le virtù teologali, con un ramo di ulivo, simbolo della pace. Dante nel rivedere la donna amata, si rivolge verso Virgilio per esternargli l'emozione provata, ma, non lo vede e piange. Egli sentì lo stesso sentimento che aveva provato in passata quando aveva nove anni.

2)Dall'alto del carro la donna celeste rivolge a Dante parole di duro rimprovero perchè aveva osato salire nel paradiso terrestre. Dante scoppia in un pianto disperato e gli angeli che lo circondavano, che rappresentavano la misericordia che viene intorno alla speranza dell'uomo, parlano a posto suo.

3)la processione era formata da ventiquattro seniori, vestiti di bianco con corone di gigli; quattro animali, un carro trainato da un grifone. la simbologia di questi elementi è la seguente: i ventiquattro seniori rappresentano i ventiquattro libri del Vecchio Testamento, il bianco delle vesti e i gigli rappresentano la purezza della fede, i quattro animali rappresentano i quattro vangeli, il carro la Chiesa e il grifone Gesù Cristo.

4) Nei versetti 79-80 è presente una breve, ma molto efficace similitudine, in cui l'atteggiamento apparentemente duro di Beatrice nei confronti di Dante caduto nel peccato è paragonato a quello di una madre che nasconde il suo affetto, rimproverando il figlio. in questo caso la similitudine non presenta una funzione poetica, ma è uno strumento molto efficace di penetrazione psicologica.

5)Beatrice, come in vita, fu simbolo della beatificazione, ora è fede, teologia e sapienza. inoltre la sua discesa evoca il ritorno di Cristo nel giorno del Giudizio Universale.

MARIANGELA LEOTTA


1)È un momento cruciale e solenne dell’intera vicenda. L’incontro con Beatrice porta a compimento la principale tensione narrativa che ha sostenuto Dante nel viaggio fin dal secondo canto dell’inferno, e segna il passaggio dell’esperienza ancora terrena dei primi due regni dell’oltretomba a quella delle sublimi verità celesti. Il senso di questo scarto ideologico è marcato fortemente da un altro fondamentale elemento di struttura = la scomparsa di Virgilio e il sopravvenirgli di Beatrice come guida di Dante per la definitiva purificazione e per l’ascesa al Paradiso . L’episodio dell’incontro con Beatrice, che nella sua prima fase occupa questo intero canto concentra su di se tutti i motivi della sequenza = l’allegorico, l’autobiografico , il morale.
2) Chiamandolo per nome , Beatrice ammonisce severamente il poeta. Il suo pianto, infatti dovrà presto essere più amaro, per più grave motivo . Beatrice gli chiede come abbia osato salire fino al monte con un tono così totalmente aspro che Dante dalla vergogna abbassa lo sguardo. Gli angeli intanto , intonano un canto, che risuona nell’animo di Dante come un attestato di compassione, e le lacrime , che sembravano essersi impietosite sotto le palpebre ,sgorgano copiose.
3) La processione si ferma davanti a Dante e i ventiquattro anziani si volgono verso il carro come al fine ultimo dei loro desideri. Uno di essi intona per tre volte un canto di invocazione e tutti gli altri seniori ripetono le stesse parole , tratte dal Cantico dei Cantici che secondo la tradizione è Salomone.
4) La prima similitudine la troviamo al vv 22-24 è ricca di significati simbolici. Il sorgere del sole è infatti usato nella Scrittura per indicare l’avvento di Cristo. Versetto 44=il tono affettuoso e familiare , è rivolta al dolcissimo padre Virgilio, che lo aveva accompagnato amorevolmente fin qui. Versetto 58= sottolinea il compito di Beatrice come guida e giudice imperioso e reale.. versetto 85-90 troviamo l’ultima similitudine molto lunga che si ripercuote in quella della candela , riflettendo l’uso dantesco di risolvere la similitudine in un’altra , tecnica retorica .
5)Il primo valore simbolico di Beatrice è quello di immagine di Cristo nel giorno del giudizio universale confermato tutto ciò da delle citazioni evangelisti che. Il secondo significato allegorico di Beatrice è quello di personificazione della Teologia che si fa tramite fra l’uomo e Dio.









lunedì 17 maggio 2010

XXX CANTO - PURGATORIO

Quando il settentrïon del primo cielo,

che né occaso mai seppe né orto
né d'altra nebbia che di colpa velo,

e che faceva lì ciascuno accorto
di suo dover, come 'l più basso face
qual temon gira per venire a porto,

fermo s'affisse: la gente verace,
venuta prima tra 'l grifone ed esso,
al carro volse sé come a sua pace;

e un di loro, quasi da ciel messo,
'Veni, sponsa, de Libano' cantando
gridò tre volte, e tutti li altri appresso.

Quali i beati al novissimo bando
surgeran presti ognun di sua caverna,
la revestita voce alleluiando,

cotali in su la divina basterna
si levar cento, ad vocem tanti senis,
ministri e messaggier di vita etterna.

Tutti dicean: 'Benedictus qui venis!',
e fior gittando e di sopra e dintorno,
'Manibus, oh, date lilïa plenis!'.

Io vidi già nel cominciar del giorno
la parte orïental tutta rosata,
e l'altro ciel di bel sereno addorno;

e la faccia del sol nascere ombrata,
sì che per temperanza di vapori
l'occhio la sostenea lunga fïata:

così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori,

sovra candido vel cinta d'uliva
donna m'apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.

E lo spirito mio, che già cotanto
tempo era stato ch'a la sua presenza
non era di stupor, tremando, affranto,

sanza de li occhi aver più conoscenza,
per occulta virtù che da lei mosse,
d'antico amor sentì la gran potenza.

Tosto che ne la vista mi percosse
l'alta virtù che già m'avea trafitto
prima ch'io fuor di püerizia fosse,

volsimi a la sinistra col respitto
col quale il fantolin corre a la mamma
quando ha paura o quando elli è afflitto,

per dicere a Virgilio: 'Men che dramma
di sangue m'è rimaso che non tremi:
conosco i segni de l'antica fiamma'.

Ma Virgilio n'avea lasciati scemi
di sé, Virgilio dolcissimo patre,
Virgilio a cui per mia salute die'mi;

né quantunque perdeo l'antica matre,
valse a le guance nette di rugiada
che, lagrimando, non tornasser atre.

«Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non piangere ancora;
ché pianger ti conven per altra spada».

Quasi ammiraglio che in poppa e in prora
viene a veder la gente che ministra
per li altri legni, e a ben far l'incora;

in su la sponda del carro sinistra,
quando mi volsi al suon del nome mio,
che di necessità qui si registra,

vidi la donna che pria m'appario
velata sotto l'angelica festa,
drizzar li occhi ver' me di qua dal rio.

Tutto che 'l vel che le scendea di testa,
cerchiato de le fronde di Minerva,
non la lasciasse parer manifesta,

regalmente ne l'atto ancor proterva
continüò come colui che dice
e 'l più caldo parlar dietro reserva:

«Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice.
Come degnasti d'accedere al monte?
non sapei tu che qui è l'uom felice?».

Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte;
ma veggendomi in esso, i trassi a l'erba,
tanta vergogna mi gravò la fronte.

Così la madre al figlio par superba,
com' ella parve a me; perché d'amaro
sente il sapor de la pietade acerba.

Ella si tacque; e li angeli cantaro
di sùbito 'In te, Domine, speravi';
Grassettoma oltre "pedes meos" non passaro.

Sì come neve tra le vive travi
per lo dosso d'Italia si congela,
soffiata e stretta da li venti schiavi,

poi, liquefatta, in sé stessa trapela,
pur che la terra che perde ombra spiri,
sì che par foco fonder la candela;

così fui sanza lagrime e sospiri
anzi 'l cantar di quei che notan sempre
dietro a le note de li etterni giri;

ma poi che 'ntesi ne le dolci tempre
lor compatire a me, par che se detto
avesser: 'Donna, perché sì lo stempre?',

lo gel che m'era intorno al cor ristretto,
spirito e acqua fessi, e con angoscia
de la bocca e de li occhi uscì del petto.

Ella, pur ferma in su la detta coscia
del carro stando, a le sustanze pie
volse le sue parole così poscia:

«Voi vigilate ne l'etterno die,
sì che notte né sonno a voi non fura
passo che faccia il secol per sue vie;

onde la mia risposta è con più cura
che m'intenda colui che di là piagne,
perché sia colpa e duol d'una misura.

Non pur per ovra de le rote magne,
che drizzan ciascun seme ad alcun fine
secondo che le stelle son compagne,

ma per larghezza di grazie divine,
che sì alti vapori hanno a lor piova,
che nostre viste là non van vicine,

questi fu tal ne la sua vita nova
virtüalmente, ch'ogne abito destro
fatto averebbe in lui mirabil prova.

Ma tanto più maligno e più silvestro
si fa 'l terren col mal seme e non cólto,
quant' elli ha più di buon vigor terrestro.

Alcun tempo il sostenni col mio volto:
mostrando li occhi giovanetti a lui,
meco il menava in dritta parte vòlto.

Sì tosto come in su la soglia fui
di mia seconda etade e mutai vita,
questi si tolse a me, e diessi altrui.

Quando di carne a spirto era salita,
e bellezza e virtù cresciuta m'era,
fu' io a lui men cara e men gradita;

e volse i passi suoi per via non vera,
imagini di ben seguendo false,
che nulla promession rendono intera.

l'impetrare ispirazion mi valse,
con le quali e in sogno e altrimenti
lo rivocai: sì poco a lui ne calse!

Tanto giù cadde, che tutti argomenti
a la salute sua eran già corti,
fuor che mostrarli le perdute genti.

Per questo visitai l'uscio d'i morti,
e a colui che l'ha qua sù condotto,
li preghi miei, piangendo, furon porti.

Alto fato di Dio sarebbe rotto,
se Letè si passasse e tal vivanda
fosse gustata sanza alcuno scotto

di pentimento che lagrime spanda».


PARAFRASI

COMPRENDERE

1.Qual'è la reazione di Dante alla vista di Beatrice?

2.Quali aspri rimproveri Beatrice rivolge a Dante?

3.Quali sono e da dove provengono le tre citazioni latine dei seniori?

APPROFONDIRE

1.Analizzate le similitudini del canto, approfondendone il significato

2.Spiegate il significato teologico nuovo apertamente dichiarato dell'apparizione

di Beatrice