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domenica 30 novembre 2008

  • Dante Alighieri
  • Dante nasce a Firenze nel 1265, da Alighiero Alighieri e da donna Bella; la sua famiglia, pur nobile, si dedicava ad attività mercantili ed era di parte guelfa. Perde entrambi i genitori in giovane età, e nel 1281 combatte per la lega guelfa contro i ghibellini toscani, sia a Campaldino che all' assedio di Caprona. Attorno al 1285 sposa Gemma Donati, che gli darà tre figli. Diviene amico di letterati come Brunetto Latini e Guido Cavalcanti, e scrive componimenti di vario genere, raccolti in parte nella "Vita nova", dedicata alla sua musa Beatrice, figlia di Folco Portinari e sposata a Simone de' Bardi, morta nel 1290. Dopo la morte di Beatrice, Dante si dedica a studi teologici e filosofici, e conosce un periodo di smarrimento. Filosofia, politica, poetica amorosa, mondanità, tutto entra a far parte delle "Rime" scritte in questi anni; Dante si iscrive ad una corporazione, e ciò gli consente di svolgere attività politica: entra a far parte successivamente del Consiglio del Capitano del Popolo, del Consiglio dei Savi e del Consiglio dei Cento. Si schiera con i guelfi bianchi, guidati dalla famiglia Cerchi, contro i guelfi neri, sostenitori di Bonifacio VIII e degli angioini, capitanati dal violento Corso Donati. Questi congiurano per far cadere Firenze sotto il dominio papale, ma i Bianchi prevalgono e difendono l'indipendenza della città, esiliando i Donati.
    Nel 1300 Dante è uno dei priori di Firenze; l'anno seguente è ambasciatore a Roma, ma durante la sua assenza Firenze è presa da Carlo di Valois, "paciere" del papa, che vi instaura una signoria di guelfi neri. La casa di Dante è saccheggiata, il suo operato oggetto di inchiesta; condannato in contumacia, non si presenta a giustificarsi, e la condanna viene commutata in condanna a morte nel 1302.
    Dante si unisce ad altri bianchi in esilio ma falliti i tentativi di rientrare in Firenze, se ne stacca e si rifugia a Verona, alla corte degli Scaligeri; qui scrive il "De vulgari eloquentia". Da esule, vaga per l' Italia, recandosi a Treviso, Padova, Venezia, in Lunigiana e in Casentino, e infine a Lucca nel 1309; intanto compone il Convivio ed inizia la stesura della Commedia. La discesa, l'anno seguente, di Arrigo VII in Italia risveglia in lui la speranza di un impero universale in cui Stato e Chiesa siano pacificati e ricondotti l'uno alla sfera temporale, l'altra a quella spirituale, e tale tensione ideale lo porta a scrivere il "De monarchia". La delusione per il comportamento dell' imperatore e la sua successiva morte portano Dante a rifugiarsi nuovamente a Verona, dove rimane fino al 1318. Intanto, visto il suo rifiuto a sottomettersi alle autorità fiorentine, la condanna a morte viene estesa alla sua famiglia.
    L'Inferno era stato pubblicato nel 1314, il Purgatorio nel 1315; passato a Ravenna, alla corte di Guido da Polenta, vi pubblica il Paradiso. In questa città trova pace e tranquillità, insegna poesia e retorica e tiene anche una lezione di argomento fisico. Inviato come ambasciatore a Venezia, durante il ritorno si ammala e muore: è il 14 Settembre 1321.

Quale importanza ha avuto Dante per il nostro Novecento?
Fin dall'inizio del secolo, ma soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale le coscienze dei poeti dichiarano di non essere più in grado di produrre poesia: basti pensare al silenzio dell'anima sbarbariana («Taci, anima stanca di godere»), o al netto rifiuto della qualifica di poeta della corazziniana Desolazione del povero poeta sentimentale («Io non sono un poeta»), fino al celebre componimento di Eugenio Montale, Non chiederci la parola. La poesia, dunque, diventa testimonianza autentica di questa crisi e si fa tramite vano della ricerca di un senso dell'esistenza. Significative sono le considerazioni di Eliot quando afferma che la letteratura è in grado di restituire un mondo e che il poeta che per primo ha restituito un mondo intero è stato appunto Dante. Per questo il Novecento non può far finta che Dante non sia esistito, ma anzi lo recupera come memoria e utopia. Basti pensare a come la poesia novecentesca riprenda e reinterpreti l'Ulisse dantesco (e omerico). Proprio intorno a questa figura mitica, che attraversa la letteratura antica e moderna, si potrebbe costruire un percorso didattico volto soprattutto al confronto operativo tra testi, prendendo in considerazione in particolare l'Ulisse dannunziano di Maia (IV, 22-123), che disprezza la vita e ricerca il gesto eroico che ad essa dia significato, l'«eclisse del mito» dell'Ulisse pascoliano dei Poemi Conviviali (XXIV, Calypso), la lettura gozzaniana (in Poesie sparse) in chiave ironica del mito, a cui fa da sfondo il mondo borghese, e ancora il "doloroso amore" della vita dell'Ulisse di Umberto Saba (Mediterranee), fino al Capitano Ulisse di Alberto Savinio, per toccare anche il teatro.

La "Vita nuova"

La prima opera certa di Alighieri è la Vita nuova (1292-4), un prosimetro, cioè un testo
che alterna parti in prosa e parti in verso. Sono inserite 31 liriche: 25 sonetti (di cui due sono sonetti doppi), 3 canzoni e una doppia stanza di canzone, 1 ballata, 1 stanza di canzone. All'interno di 42 capitoli in prosa, con il compito di svolgere l'itinerario autobiografico da cui nascono i versi e commentarli retoricamente.

La vicenda è in fondo esile. Un'esperienza d'amore idealizzata, l'amorazzo di Dante per Beatrice incontrata per la prima volta a nove anni, rivista nove anni dopo. Da questi incontri si snoda l'intimo memoriale, dapprima profano e "cortese" poi sempre più mistico e agiografico, finché la morte di Beatrice trasforma l'amata e l'amore in mito cristiano, Amore assoluto e mezzo di devozione.
Turbato dall'amore per Beatrice rivista a nove anni di distanza del primo (fanciullesco) incontro, Dante decide di nascondere a tutti il suo sentimento e di professarsi amante di un'altra donna (alla cui partenza da Firenze subentra poi un'altra). Il brusco risentimento di Beatrice che gli nega il saluto, e il consiglio di alcune gentili donne che lo spingono a investigare meglio in sé stesso la particolarissima fenomenologia dell'innamorato, lo portano a un esplicito riconoscimento del suo amore per Beatrice. Prima muore il padre della fanciulla, poi Beatrice stessa: Dante è disperato. Da ciò lo risolleva l'interessamento di una donna "gentile". A conclusione è di nuovo l'intervento risentito di Beatrice, che gli appare in sogno. Ciò lo distoglie da ogni altra donna, gli fa desiderare di "non dire più di questa benedetta infino a tanto che [...] potesse più degnamente trattare di lei".

Il testo possiede alcune delle migliori liriche di Alighieri: Donne ch'avete intelletto d'amore, il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare. Segna il distacco dallo stilnovismo, proprio per il fervore religioso. Corona e conclude l'esperienza stilnovistica.

sabato 29 novembre 2008

LA POESIA COMICO-REALISTICA

CECCO ANGIOLIERI
Tre cose solamente m'ènno in grado,
le quali posso non ben ben fornire,
cioè la donna, la taverna e 'l dado:
queste mi fanno 'l cuor lieto sentire

Ma sì mme le convene usar di rado,
ché la mie borsa mi mett'al mentire;
e quando mi sovien, tutto mi sbrado,
ch'i' perdo per moneta 'l mie disire.

E dico: "Dato li sia d'una lancia!",
ciò a mi' padre, che mmi tien sì magro,
che tornare' senza logro di Francia.

Ché fora a torli un dinar più agro,
la man di Pasqua che ssì dà la mancia,
che far pigliar la gru ad un bozzagro.

Verifica sul manuale

domenica 23 novembre 2008

Guido Cavalcanti


Guido Cavalcanti guelfo bianco, partecipò attivamente alle turbolente vicende politiche del comune di Firenze: nel giugno del 1300 accusato di sedizione violenta subì una condanna all’esilio in Lunigiana. A questo episodio biografico la critica di epoca romantica ha creduto si riferisse il motivo ispiratore della ballata Perch’io no spero di tornar giammai, che in realtà ha una natura prettamente convenzionale, legata com’è al tradizionale motivo cortese dell’"amore di lontananza".

Il canzoniere

Il suo canzoniere è composto di 52 testi (sonetti, canzoni e ballate) da cui non si possono ricavare indicazioni cronologiche utili per stabilire la data di composizione. Intorno al 1283 il nome di Cavalcanti doveva essere assai noto tra i poeti stilnovisti: nella Vita nuova, infatti, Dante lo considera uno dei più "famosi trovatori in quello tempo". Il tema largamente dominante del suo canzoniere è Amore, inteso come passione irrazionale che allontana l'uomo dalla conoscenza e dalla felicità speculativa, conducendolo a una "morte" che è a un tempo morale e fisica. I trattati di medicina medievale (derivati da testi arabi) ritenevano che la "malattia d'amore" (l'amor heroicus) potesse avere anche esito mortale. Nutrito di letture filosofiche e in contatto con gli ambienti averroisti di Bologna, Cavalcanti procede nei suoi testi a un'indagine sull'origine, la natura e gli effetti che la passione amorosa produce nell'uomo: programmatica in tal senso è la sua canzone dottrinale Donna me prega. Provenienti dagli ambiti della "filosofia naturale" (fisica, astrologia, medicina e "psicologia" nel senso di "scienza dell'anima") e applicate alla passione amorosa, le sue ampie metafore (quali la battaglia d'amore, con ferite, "sbigottimenti", intervento degli spiriti vitali, paure, fughe, distruzione e morte) prendono vita in un linguaggio drammatico e lirico che lascia nel lettore un senso di malinconia e fatalità. L'enfasi drammatica della poesia di Cavalcanti è però stemperata e controbilanciata da un senso di stupore malinconico nei confronti di un realtà interiore che sempre trascende il soggetto e la sua sofferenza. Nei suoi testi ciò si realizza con sapienti tecniche, quali la distanza dell'io poetico dal proprio discorso, l'ironia implicita nei frequenti diminutivi, un lessico concettuale e filosofico arduo, un sistema di immagini e paragoni.

Voi che per li occhi
mi passaste 'l core"

Voi che per li occhi mi passaste 'l core

e destaste la mente che dormia,
guardate a l'angosciosa vita mia,
che sospirando la distrugge Amore.

E' vèn tagliando di sì gran valore,
che' deboletti spiriti van via:
riman figura sol en segnoria
e voce alquanta, che parla dolore.

Questa vertù d'amor che m'ha disfatto
Da' vostr' occhi gentil' presta si mosse:
un dardo mi gittò dentro dal fianco.

Sì giunse ritto' colpo al primo tratto,
che l'anima tremando si riscosse
veggendo morto 'l cor nel lato manco

Spunti per la riflessione

1 Individuate nel testo il vario manifestarsi delle conseguenze distruttive dell'amore

2 In termini di contenuto , che differenza noti tra le quartine e le terzine?

3 La rappresentazione dell'amore è

a allegorica

b simbolica

c oggettiva

d soggettiva

4 Quali funzioni ricoprono lo spazio e il tempo?











martedì 18 novembre 2008

RACCONTA LA TUA SCUOLA

Si parla molto di scuola. In questi giorni ancora di più. Nei giornali, in televisione e alla radio. Tutti ne discutono. E’ stato varato in questi giorni dal Parlamento il decreto che introduce alcune novità alle elementari e alle medie. Tornerà il maestro unico dal prossimo anno. Verrà introdotta la valutazione della condotta ai fine del giudizio finale sullo studente. Chi prende cinque dovrà ripetere l’anno. Tornano i voti in decimi alle elementari e alle medie. Voto in decimi anche per l’esame di terza media. I libri di testo dovranno durare cinque anni. Ma molti altri sono gli elementi in discussione. I rischi dei tagli agli organici della scuola, la creazione di classi differenziate per gli alunni stranieri, il rischio di chiusura di alcune scuole, il contratto dei professori. Tante cose che hanno portato insegnanti, alunni e genitori a manifestare il loro dissenso.

Dì cosa ne pensi, racconta la tua scuola, racconta come vorresti venisse cambiata. Dì quello che vorresti venisse fatto e quello che non vorresti venisse fatto mai. Cosa ti piace e cosa no. Racconta il tuo rapporto con maestri e professori e con i tuoi compagni.

Grioli Charlie
Gelmini? No, grazie!
La scuola si autogestisce,studenti in piazza con professori e genitori

In questi giorni si parla tanto della riforma scolastica attuata dal ministro Maria Stella Gelmini, che ha provocato la protesta degli studenti che sono scesi in piazza con professori e genitori. Sono consapevole di non essere adeguatamente informato su tutti i punti di questo decreto,nonostante ciò, ascoltando i Tg e leggendo qualche quotidiano, mi sono fatto un idea al di là delle correnti politiche. Infatti mi trovo d’accordo per alcuni punti e in disaccordo per altri. Approvo il maestro unico alle elementari perché penso che un bambino di sei anni possa avere qualche difficoltà a instaurare un buon rapporto con sei insegnanti. Un altro punto da apprezzare è quello dei libri di testo che durano cinque anni. Nulla da dire sui voti in decimi alle elementari e alle medie. D’accordissimo con l’introduzione della valutazione della condotta, in questo modo forse si avrà più rispetto per i professori e per la scuola in generale. Non sono favorevole, invece, sui tagli dei fondi della scuola. Erano già pochi prima che la Gelmini proponesse questo decreto, se poi si parla di volerli ridurre ancora, penso che non riusciremo neanche a mantenere la nostra scuola. Per quanto riguarda i tagli dei docenti, mi trovo solidale verso coloro che per anni hanno sacrificato se stessi e la famiglia per inseguire il sogno di questo lavoro, mentre tutto a un tratto si ritrovano con un grande punto interrogativo. Il governo deve si, pensare con la finanziaria a risanare il deficit dei bilanci statali, ma perché non investire sulla cultura e la scuola anziché tagliare? E perché non incominciano i nostri politici a ridurre i loro stipendi così che oltre a dare un loro contributo darebbero anche un ottimo esempio? La scuola per me è sviluppare in ognuno di noi studenti il massimo delle nostre possibilità perché possiamo affrontare la vita adulta e integrarci nella società di domani. La scuola che mira a due compiti, quello di conservare e trasmettere il patrimonio del passato e quello più attivo e costruttivo di oggi, non mi lascia scontento. Ma mi piacerebbe che la scuola manifestasse un maggiore interesse per il mondo del lavoro e delle professioni, curando maggiormente la formazione professionale con corsi specialistici post-diploma o post- laurea. Trovo soddisfacente anche il rapporto che c’è tra professori e noi studenti, anzi con alcuni,sarebbe auspicabile un maggiore dialogo. Cosa pensano di noi? Perché a volte sono impenetrabili e distaccati da noi? Poi c’è il rapporto con i compagni che, personalmente, ho sempre avuto la fortuna di avere buoni. È naturale poi che ci si avvicini di più sempre a coloro con cui si hanno delle affinità caratteriali. Le profonde e rapide trasformazioni culturali della società di oggi hanno dei ritmi sempre più accelerati. L’uomo di domani dovrà cambiare più di una volta nel corso della sua vita l’attività lavorativa e per questo occorre una mentalità nuova, spirito di adattamento e aggiornamenti professionali. Quindi la scuola deve coltivare nei suoi allievi queste qualità, e non farne dei modelli dalla mentalità rigida e fragile di fronte ad una realtà sempre più difficile da capire e accettare.


I TENTACOLI DELLA SCUOLA CON LA GELMINI

DI GIADA GIUFFRIDA

Nell'ultimo periodo migliaia di studenti hanno riempito le piazze contro la riforma Gelmini, per rivendicare una scuola pubblica di qualità, laica, democratica, che sia realmente volano di emancipazione sociale.
Noi studenti diciamo:
NO ai tagli previsti dalla finanziaria, no ai tagli al personale docente e ATA.
NO al maestro unico.
NO all'abbassamento dell'obbligo scolastico a 14 anni.
NO alla reintroduzione del voto in condotta ai fini della bocciatura.
NO ai finanziamenti alle scuole private.
Autorevoli fonti affermano che il livello di preparazione garantito dal sistema scolastico italiano nelle scuole elementari è piuttosto alto, infatti sono considerate le migliori al mondo. Il problema insorge più tardi, tra le medie e le superiori. Quindi intervenire sulle elementari non può migliorare la situazione ma solo peggiorarla. Inoltre bisogna dire che ripristinare di colpo lo schema "un insegnante per classe", provvedimento discutibile di per sé, costringerebbe gli insegnanti che hanno passato anni ad affinare le proprie tecniche didattiche su una materia ad insegnare di colpo tutte con un possibile abbassamento della qualità della didattica.
Classi più numerose: i tagli del personale ATA si tradurrebbero in un aumento del numero di studenti per classe. Secondo la mia esperienza in queste tipo di classi è più difficile sia mantenere la disciplina che prestare la dovuta attenzione ad ogni singolo studente.
Voti: 5 in condotta al fine della bocciatura. È inutile che il Ministro lo giustifica come rimedio al problema del bullismo perché è un'altra arma a favore degli insegnanti.
La riforma prevede inoltre la bocciatura con una sola materia insufficiente. Che effetti avrebbe questo cambiamento??? Se preso alla lettera, un drammatico impennarsi delle bocciature, più probabile però che gli insegnanti facciano prova di realismo, trasformando l'insufficienza di una determinata materia con una buona media nel "6 politico". Una sorta di insufficienza mascherata, ancora più difficile da spiegare ai genitori. Alla faccia della maggiore chiarezza auspicata dal Ministro.
Infine l'età dell'obbligo, a 14 anni fin dal 1962, era stata innalzata a 15 anni dal Ministro Berlinguer e poi a 16 nel 2004 dalla Moratti. Ora, improvvisamente, la marcia indietro a 14 anni.
Un sostanziale arretramento che ci allontana ancora di più dall'Europa, dove è invece l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 18 anni ad essere all'ordine del giorno.
Vorrei una legge nazionale sul diritto allo studio, che abbatta la dispersione scolastica e renda possibile a tutti di accedere ai saperi perché è indispensabile che possa esistere il concetto moderno di progresso (rimarrebbe confinato nei limiti di una trasognata utopia!) senza i valori civili di uguaglianza, democrazia e libertà, bene verso cui l'umanità tende, come sottolinea il filosofo Norberto Bobbio.

ANTONELLA SALVÀ

MA NOI RAGAZZI SAPPIAMO IN FONDO CHE COS’È LA RIFORMA GELMINI?
LA SINISTRA HA COSTRUITO UN CARTELLO DÌ MENZOGNE, STRUMENTALIZZANDO RAGAZZI E FAMIGLIE.
LA GELMINI È ARRIVATA A CATANIA PER ASCOLTARE E CHIARIRE I DUBBI DÌ NOI RAGAZZI.
Tutti dobbiamo reagire e tentare di fare uscire il Paese da questo clima di arretratezza in cui è stato spinto, ridando dignità e i valori di onestà, di merito, di efficienza, di lealtà, di voglia di fare. La riforma della scuola, come accade ogni volta che si tenta di cambiare qualcosa, anche questa volta, le forze di sinistra ha costruito non una proposta alternativa, è un cartello di menzogne che hanno allarmato l’opinione pubblica strumentalizzando colpevolmente anche gli studenti e le famiglie. La riforma Gelmini propone il voto in condotta con il 7, come dicono i nostri “cugini opposti” di parlamento, si boccia, ma non è vero, infatti si può bocciare solo con il 5 in casi molto gravi. Un altro problema è quello delle insufficienze. Non basta un solo 5 per la non ammissione. L’alunno deve essere valutato nel complesso e per bocciarlo occorrerà il via libera di tutti gli insegnanti. Quello che tocca di più alla sinistra e il settore del personale docente. Nei prossimi 3 anni al mondo della scuola occorreranno meno insegnanti, tecnici, ecc. I tagli non significheranno perdita dei posti di lavoro, questo personale verrà impiegato in altri settori dell’amministrazione. Anche il Capo dello Stato, in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico, ha ribadito la necessità dei tagli e del contenimento della spesa pubblica e della spesa della scuola che deve puntare ad un miglioramento della sua qualità. Mamme con i figli alle scuole elementari non lamentatevi per il maestro unico, perché accanto a lui ci affiancheranno sempre quello di inglese e religione. L’unico punto è il taglio dei fonti. La sinistra non si deve lamentare e anche tutta quella fascia di popolazione favorevole, perché molti sono consapevoli che l’economia è in recessione e quindi sono ovvi questi tagli. L’immagine che la popolazione Italiana deve fissare bene in testa è che il settore primario si trova in crisi da tempo seguito dal secondario. Come può portare avanti lo stato, il settore terziario, se non ha i fondi? Nessuno dell’opposizione sia politica e sia della popolazione non saprebbe rispondere. Veltroni dammi tu la risposta.

Rosario Bonaccorsi

Negli ultimi giorni , TV, giornali e radio non fanno altro che ripetere la parola (Riforma
Gelmini) e soprattutto viene sempre accompagnata dal termine "PROTESTA".
Ho seguito con molta attenzione, i vari passi della riforma e credo anche che stravolge
un sistema , soprattutto, delle scuole elementari.
Sono d'accordo su alcune modifiche che comunque la scuola deve apportare, anche
perché l'istruzione scolastica di oggi non riesce ad preparare un ragazzo
a immettersi nel mondo del lavoro.
Mi piacerebbe una scuola molto più attiva , che inneschi un rapporto di continua curiosità
verso le materie da studiare , e questo penso sia possibile solo cambiando la parte
riguardante i programmi da seguire.
Sono necessarie più attività pratiche a discapito delle teoriche.
Non discuto su cosa studiare, è importante per crearsi una cultura personale studiare
l' Italiano , la Storia e la Geografia, ma ai nostri giorni è altrettanto importante studiare le Lingue e l' Informatica, sempre con continui esercitazioni pratiche.
Per quanto riguarda la riforma Gelmini , mi è piaciuta l'idea del grembiule nelle scuole
elementari , uniformare le divise dà anche un senso di ordine , mentre il ritorno del
maestro unico , secondo me, significherebbe un passo indietro.
Dalla mia esperienza ho sempre notato che quasi tutti i professori hanno sempre avuto
una particolare preferenza per una materia.
Non so se vi è mai capitato , per esempio con un professore di lettere che insegna storia,
italiano e geografia, alle medie ho studiato solo italiano perché la mia prof.
preferiva ,e se dovesse capitare così anche alle elementari? Se una maestra è più propensa per italiano e affronti meno la matematica?
Ma a parte queste che sicuramente sono situazioni particolari, se dovesse capitare una
maestra che magari si punta su determinati bambini o che non è capace di lavorare con i piccoli? Al bambino passerà la voglia di andare a scuola già dalle elementari.
La nostra società ormai è multietnica,nelle classi sono comprese le persone con veri
handicap e straniere inoltre la vita di oggi è cambiata.
Ormai i ragazzi hanno tanti interessi , talvolta sono sottovalutati ed è necessario
avere più figure professionali per farlo .
Gli altri punti previste dalla riforma sono solo modifiche che riducono i costi senza
apportare delle migliorie.
Ormai comunque siamo abituati che ad ogni nuovo governo , si metta a punto una riforma
e ogni volta l'unica cosa che si riesce a fare è creare tanta confusione, soprattutto per i
ragazzi che siamo i primi a pagare le conseguenze .
Per sapere effettivamente quali sono i cambiamenti da attuare è necessario che lo studio
della riforma venga fatto da persone che veramente vivono la scuola giornalmente, in
modo da sapere su essa intervenire .
Soltanto così si possono avere dei risultati positivi.

YVONNE SGROI

Ultimamente dal nord al sud, docenti, studenti, genitori, personale delle scuole sono impegnati in una serie di scioperi e manifestazioni contro la Riforma Gelmini, divenuta legge il 29 ottobre2008. Tale legge prevede un taglio del personale delle scuole, il 5 in condotta, il maestro unico.
L’unica cosa, secondo me, giusta di questa legge è il punto riguardante il 5 in condotta, poiché alcune volte può succedere che gli alunni magari vadano bene nelle materie scolastiche, però possono essere elemento di disturbo, e ciò, nella mia classe, è una cosa che si ripete spesso, ma del quale solo pochi docenti se ne occupano.
La Riforma Gelmini, secondo me, dovrebbe includere un punto ove si dice che, specialmente nella sezione PNI, si dovrebbe fare maggior uso del computer. Perché noi studenti della sezione PNI abbiamo scelto questo corso di studi più pesante rispetto alle altre sezioni con l’obiettivo di frequentare il laboratorio di informatica soprattutto con le materie scientifiche e non soltanto con le materie letterarie.
Una cosa interessante e istruttiva che avviene nella nostra scuola è lo “scambio interculturale”, questo ci dà la possibilità di socializzare con gli stranieri e di averli accanto a noi nelle ore scolastiche, per apprendere reciprocamente e la Ministra Gelmini vuole eliminare questa opportunità.
La Riforma Gelmini, inoltre, prevede una privatizzazione delle scuole. Ciò vuol dire che le scuole statati non avranno più fondi. Ma per gli alunni che non possono permettersi le tasse della scuola privata, ci pensa Lei?? E le raccomandazioni che tutti deprecano, perché continuano ad esistere? La Ministra che vorrebbe privatizzare le scuole praticamente vuole dare la Repubblica Italiana solo a coloro che sono raccomandati, perché loro saranno promossi sempre con il massimo dei voti e quelli che meritano veramente non entreranno facilmente nel campo lavorativo che preferiscono perché preceduti da coloro con punteggio scolastico più alto, anche se non meritato.















lunedì 10 novembre 2008

Il Dolce Stil Novo


Il dolce stil novo della definizione dantesca ( Purgatorio XXIV, 57) designa la scuola poetica italiana che si sviluppò prima aBologna e poi in Toscana verso la fine del XIII sec., a opera di un gruppo di poeti (detti stilnovisti ), tra i quali Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Lapo Gianni, Cino da Pistoia che riconoscevano come loro maestro il bolognese G.Guinizzelli. Gli sviluppi più originali furono quelli di Dante e di Guido Cavalcanti. La poesia Al cor gentil rempaira sempre amore di Guinizzelli può essere considerata una sorta di manifesto del movimento. Gli stilnovisti svilupparono in modo originale modi espressivi e contenuti dei provenzali e della scuola siciliana e seppero integrare le tematiche della poesia cortese. Tema della loro poesia è l'amore, per mezzo del quale la donna, angelico tramite tra l'uomo e Dio, compie miracolosi effetti nel cuore del poeta avviandolo alla ricerca della virtù. L'esperienza amorosa, indagata e analizzata nei suoi risvolti psicologici, morali ed estetici, diventa l'essenza della vita spirituale del poeta. Lo stilnovo si propose di creare un linguaggio poetico capace di superare i limiti dei vari dialetti. Le scelte linguistiche sono improntate a chiarezza e leggerezza, pur sottendendo spesso ragionamenti filosofici o meditazioni profonde. Con lo stilnovo il volgare toscano diventa lingua letteraria italiana.

Al cor gentil rempaira sempre amore

Metrica canzone di sei stanze di dieci versi ciascuna, formate da fronte di quattro endecasillabi a rima alternata e da sirma di endecasillabi e settenari, con rime, secondo lo schema ABAB; cDcEdE. L'ultima stanza (l'unica che non rispetti la tradizione siciliana delle strofe capfinidas: ma tra la III e la IV il legame è nel solo significante ferro/fere) ha funzione di congedo.


come l’ausello in selva a la verdura;
fe’ amor anti che gentil core,
gentil core anti ch’amor, natura:
ch’adesso con’ fu ’l sole,
tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti’l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propiamente
come calore in clarità di foco.

Foco d’amore in gentil cor s’aprende
come vertute in petra preziosa,
che da la stella valor no i discende
anti che ’l sol la faccia gentil cosa;
poi che n’ha tratto fòre
per sua forza lo sol ciò che li è vile,
stella li valore:
così lo cor ch’è fatto da natura
asletto, pur, gentile,
donna a guisa di stella lo ’nnamora.

Amor per tal ragion sta ’n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
no li stari’ altra guisa, tant’ è fero.
Così prava natura
recontra amor come fa l’aigua il foco
caldo, per la freddura.
Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
com’ adamàs del ferro in la minera.

Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno
vile reman, né ’l sol perde calore;
disomo alter: "Gentil per sclatta torno";
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dar om
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere
sed a vertute non ha gentil core,
com’ aigua porta raggio
e ’l ciel riten le stelle e lo splendore.

Splende ’n la ’ntelligenzia del cielo
Deo criator più che ’n nostrocchi ’l sole:
quella intende suo fattor oltra cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole,
e consegue, al primero,
del giusto Deo beato compimento:
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che ’n gli occhi splende
del suo gentil talento,
che mai di lei obedir non si disprende.

Donna, Deo mi dirà: "Che presomisti?",
siando l’alma mia a Lui davanti.
"Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno, per cui cessa onne fraude".
Dir Li porò: "Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’eo li posi amanza".

Spunti per la riflessione

1.A quale fatto miracoloso il poeta ha assistito? Quando si è verificato?

2.Quali sono i colori che si ripetono nella lirica?

3.Come si fondono , nel testo, il motivo della lode della donna e l'analisi delle sofferenze d'amore da lei suscitate?

4.Analizza gli elementi che compongono il ritratto della donna.

5.Come avviene il passaggio dalla bellezza esteriore alla vitù interiore?

6.Quali aspetti della lirica rientrano nella tradizione? Quali sono gli aspetti innovatori?




domenica 2 novembre 2008

Io m'ag(g)io posto in core a Dio servire


Jacopo da Lentini Federico II
Io m'aggio posto in core a dio servire

É il più antico poeta siciliano, inventore del sonetto, nato a Lentini alla fine del XII secolo e morto fra il 1246 e il 1250. Fu notaio imperiale di Federico II, perciò fu detto per antonomasia il Notaro (i suoi atti notarili sono datati tra il 1233 e il 1240.I contemporanei ebbero per lui grande venerazione, e Dante, pur contrapponendo a Jacopo e a Guittone d'Arezzo la poesia stilnovista nella Commedia (Purgatorio, XXIV,55), cita nel De vulgari eloquentia(1,12) come esempio di limpido e ornato stile la canzone di Jacopo: Per fino amore vo' sì lietamente. E' considerato, a cominciare dallo stesso Dante, il caposcuola, cioè il maestro e il rappresentante più insigne dei poeti siciliani. Avendo scritto le sue liriche fra il 1233 e il 1240, si attribuisce a questo periodo l'inizio della scuola dei poeti siciliani. Di Jacopo ci restano una quarantina di componimenti: numerose le canzoni, di varia struttura, talora unissonaus, al modo provenzale, cioè con rime costanti. A Jacopo va, altresì, attribuita l'istituzione della forma metrica del sonetto, che ormai si fa risalire a una stanza di canzone isolata, anziché, come vorrebbe una teoria meno accreditata, alla fusione di due strambotti. I suoi temi si raccolgono intorno a un sentimento amoroso cantato con vaga freschezza, con un gusto musicale limpido e sorgivo(come nel sonetto Meravigliosamente), pur nelle reminiscenze e nelle ripetizioni di moduli e strutture provenzali. Così, se il famoso sonetto Amore è un desio che ven da core, può essere considerato essenzialmente una dichiarazione di poetica nell'ambito di una derivazione provenzale, altrove Jacopo sa trovare più personali accenti per il suo trepido e gioioso canto d'amore (si veda in particolare il sonetto Io m'agio posto in core a Dio servire).
Sonetto


Il sonetto nella lirica italiana

Il sonetto (dal provenzale sonet, 'piccola melodia', nel senso di 'poesia per musica'), insieme con la canzone, da cui probabilmente deriva, è una delle più importanti forme metriche della poesia italiana. Se ne attribuisce l'invenzione a Jacopo da Lentini, appartenente alla scuola siciliana. Particolarmente usato dagli stilnovisti e da Dante, raggiunse altissimi livelli espressivi con Francesco Petrarca, il cui Canzoniere comprende 317 sonetti su 366 componimenti.

In Italia, significativi esempi si trovano poi, nella seconda metà del XVI secolo, nell'opera di Torquato Tasso. La fortuna del sonetto proseguì in età barocca e nel Settecento fino a Ugo Foscolo. Trascurato dai romantici e da Giacomo Leopardi, sta al centro dell'opera di Giuseppe Gioachino Belli (scrisse ben 2279 sonetti) e viene poi ripreso da Giovanni Prati, Carducci, D'Annunzio. Nella poesia del Novecento ha continuato ad avere un'importanza non trascurabile, nonostante l'ampia diffusione del verso libero. L'hanno praticato Guido Gozzano, Umberto Saba, Giorgio Caproni, Andrea Zanzotto, Edoardo Sanguineti. Franco Fortini ha proposto forme di sonetto con irregolarità nelle rime.

Sonetto Componimento di quattordici endecasillabi disposti in due quartine e due terzine (vedi Metrica). Le rime delle quartine possono essere incrociate (ABBA, ABBA) o alternate (ABAB, ABAB); quelle delle terzine alternate (CDC, DCD), replicate (CDE, CDE) o invertite (CDE, EDC).

Io m’aggio posto in core a Dio servire,
com’io potesse gire in paradiso,
al santo loco, c’aggio audito dire,
4o’ si mantien sollazzo, gioco e riso.

Sanza mia donna non vi voria gire,
quella c’à blonda testa e claro viso,
che sanza lei non poteria gaudere,
8estando da la mia donna diviso.

Ma no lo dico a tale intendimento,
perch’io pecato ci volesse fare;
11se non veder lo suo bel portamento

e lo bel viso e ’l morbido sguardare:
che·l mi teria in gran consolamento,
14veggendo la mia donna in ghiora sta

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SPUNTI PER LA RIFLESSIONE

1 Indicate i punti del testo in cui riscontrate la coesistenza di sacro e di profano
2 La sfera dell'amore rientra nel campo

a dell'erotismo
b del misticismo
c del mistico-erotico

3 Quali sono i campi semantici dominanti nella lirica?
4 Quali funzioni assolvono lo spazio e il tempo?

5 Quali attributi rimandano alla lirica cortese?

6 Quali catratteristiche vengono attribuite al paradiso?

7 Quali caratteristiche presenta il personaggio femminile?

8 Qual'è l'atteggiamento del poeta?

9Come il poeta supera il conflitto amor cortese-religione?